L’intelligenza artificiale inquina: ma limitarla è davvero la risposta giusta?
L’AI inquina: una riflessione su energia e coscienza digitale
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Intelligenza artificiale e consumo energetico: un tema ignorato
L’uso quotidiano dell’intelligenza artificiale è spesso percepito come immateriale. Basta un click, un prompt, una risposta. Eppure, ogni interazione con sistemi AI – come ChatGPT, Midjourney o Gemini – implica l’uso di una enorme potenza di calcolo. E ogni calcolo richiede energia.
Il video oggetto di questo articolo pone una domanda scomoda: siamo sicuri che usare l’AI per ogni esigenza – anche futile – sia sostenibile per il pianeta?
Il dato è impressionante: milioni di richieste AI ogni giorno si sommano in un consumo globale che contribuisce significativamente alle emissioni. Se sommiamo questo al fatto che l’energia mondiale è ancora fortemente legata alle fonti fossili, l’equazione è evidente: AI = inquinamento. Almeno finché non passeremo alle rinnovabili in modo sistemico.
Chi può usare l’AI? Il rischio di creare nuove caste cognitive
Nel video si solleva anche un altro punto: forse l’AI andrebbe riservata a chi la utilizza per scopi seri, utili alla collettività – medici, ingegneri, docenti. Ma questa posizione, se portata all’estremo, apre scenari pericolosi.
Chi decide cosa è “utile” e cosa no? Chi stabilisce che un artista, uno studente o un piccolo imprenditore non abbiano diritto ad accedere a questa tecnologia?
Limitare l’uso dell’intelligenza artificiale sulla base della professione o dello scopo rischia di creare una nuova forma di disuguaglianza: quella cognitiva e digitale. Una sorta di neo-feudalesimo dove pochi eletti possono accedere alla conoscenza, mentre altri vengono esclusi.
È un ritorno pericoloso a una logica gerarchica, dove l’accesso alla conoscenza non è più un diritto, ma un privilegio.
Educazione digitale, non proibizionismo
La vera alternativa non è vietare l’uso dell’AI, ma insegnare ad usarla con consapevolezza. Così come l’alfabetizzazione informatica è diventata un diritto fondamentale, anche l’educazione all’AI dovrebbe esserlo.
Dobbiamo fornire a tutti – non solo alle élite – gli strumenti per capire come funziona l’intelligenza artificiale, come usarla eticamente, come ridurne l’impatto ambientale. Dobbiamo spingere per un’AI costruita su server alimentati da energie rinnovabili, e per modelli di utilizzo che minimizzino gli sprechi.
Solo così potremo evitare che l’intelligenza artificiale diventi un nuovo strumento di dominio e disuguaglianza. L’accesso all’AI deve restare un diritto cognitivo universale, non un lusso per pochi.
Conclusione e fonti
Il video ha il merito di sollevare un tema spesso ignorato: l’impatto energetico e ambientale dell’intelligenza artificiale. Ma la risposta non può essere esclusiva o punitiva. Deve essere educativa, inclusiva, sistemica.
Il rischio di creare nuove disuguaglianze cognitive è reale. E l’unico modo per evitarlo è puntare su una cultura digitale consapevole, accessibile a tutti.
Fonti:
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