Strage a Gaza: ospedali colpiti, fame e sfollamenti mentre crescono le proteste in Israele
Ospedale Nasser sotto attacco
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Un nuovo drammatico episodio scuote Gaza: un doppio raid israeliano ha colpito l’ospedale Nasser di Khan Younis, provocando almeno 20 morti, tra cui cinque giornalisti internazionali. Israele ha giustificato l’attacco affermando di aver mirato a una telecamera di Hamas, ma le Nazioni Unite e organizzazioni per i diritti umani parlano di una violazione grave del diritto internazionale e chiedono un’inchiesta indipendente. L’episodio ricorda altri attacchi a strutture sanitarie già avvenuti nei mesi scorsi, mettendo in discussione la protezione dei civili e dei lavoratori dell’informazione.
Quartieri rasi al suolo e 36.000 nuovi sfollati
L’avanzata israeliana su Gaza City continua senza sosta. I bombardamenti hanno devastato i quartieri di Sabra, Shijaia, Zeitoun, Tuffah e Jabalia, costringendo migliaia di famiglie a fuggire. Secondo l’ONU, negli ultimi giorni oltre 36.000 persone hanno perso le proprie case, portando il totale degli sfollati a oltre 1,7 milioni su una popolazione di 2,2 milioni. Organizzazioni internazionali parlano ormai di una deportazione forzata e di una pulizia etnica de facto.
Fame e carestia: 303 morti da malnutrizione
La crisi umanitaria assume contorni sempre più drammatici. L’UNICEF denuncia tassi di malnutrizione infantile senza precedenti, mentre negli ultimi giorni altri tre civili sono morti per fame. Il bilancio delle vittime della carestia sale così a 303 dall’inizio del conflitto. Gli aiuti restano bloccati ai valichi di Rafah e Kerem Shalom, aggravando l’emergenza.
Proteste in Israele: riservisti rifiutano la guerra
In Israele cresce il malcontento. Migliaia di cittadini sono scesi in piazza contro il governo Netanyahu, denunciando una guerra senza fine e chiedendo un accordo sugli ostaggi. Centinaia di riservisti hanno rifiutato di tornare in servizio, segnale di un fronte interno sempre più fragile. Gli analisti parlano di una crisi politica che potrebbe minare la stabilità del governo stesso.
Fonti autorevoli
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Reazioni internazionali: Francia e Macron
Il presidente francese Emmanuel Macron ha definito l’espansione della guerra a Gaza un “disastro di gravità senza precedenti”, chiedendo una missione internazionale sotto mandato ONU. Ha inoltre annunciato l’intenzione di riconoscere ufficialmente lo Stato di Palestina entro settembre 2025, segnando una svolta nelle relazioni tra Parigi e Tel Aviv. Questa posizione rafforza il ruolo della Francia come voce critica contro l’offensiva israeliana.
Flotilla della Libertà: la resistenza civile dal mare
Parallelamente, la nuova Flotilla della Libertà si prepara a partire da diversi porti europei, con a bordo attivisti, personalità politiche e operatori umanitari. La missione ha come obiettivo quello di rompere simbolicamente l’assedio navale israeliano su Gaza e consegnare aiuti umanitari. I porti di Barcellona, Marsiglia e altri scali europei sono stati menzionati come possibili punti di partenza.
Il ruolo della Francia nel Mediterraneo
La Marina francese pattuglia già il Mediterraneo orientale con fregate a lungo raggio e sottomarini nucleari. In caso di attacco israeliano contro imbarcazioni con civili francesi a bordo, Parigi potrebbe dispiegare immediatamente la sua flotta per una missione di deterrenza o difesa. Molti analisti sottolineano come la Francia abbia capacità navali nettamente superiori a quelle di Israele, rendendo il rischio di uno scontro diretto una minaccia concreta.
Divisioni in Europa: chi con la Francia, chi con gli USA
Una possibile crisi navale spaccarebbe l’Europa: Spagna, Grecia e Irlanda si schiererebbero probabilmente con la Francia; Germania, Polonia e i paesi dell’Est con gli USA e Israele; Italia e Regno Unito resterebbero divisi tra fedeltà a Washington e pressioni interne filo-palestinesi. Questa frattura potrebbe segnare un punto di rottura per l’Unione Europea e per la NATO.
Il peso delle multinazionali
Oltre agli Stati, un ruolo determinante lo avrebbero le multinazionali: le Big Tech americane (Google, Amazon, Microsoft, Meta) hanno sedi e server in Europa, con migliaia di dipendenti. In una crisi che coinvolgesse cittadini europei, non potrebbero ignorare le pressioni dei governi UE e dell’opinione pubblica. Le aziende energetiche e finanziarie, invece, si dividerebbero tra blocchi filo-USA e interessi europei e arabi.
Crisi umanitaria senza precedenti
L’insieme di bombardamenti, fame e sfollamenti rende la situazione a Gaza una delle peggiori emergenze umanitarie dal dopoguerra. Ospedali distrutti, bambini che muoiono di malnutrizione, intere famiglie costrette a fuggire. Le organizzazioni internazionali chiedono un immediato cessate il fuoco e un’inchiesta trasparente sugli attacchi contro i civili.
International condemnation of Israel as double strike on Gaza hospital kills at least 20 | BBC News
