Views: 0

Introduzione

Atlantide è uno dei più grandi enigmi della storia. Descritta da Platone nei dialoghi Timeo e Crizia, viene collocata “oltre le Colonne d’Ercole”, potente e ricchissima, distrutta in una sola notte da cataclismi. Da secoli studiosi, esploratori e sognatori cercano di identificarla. Ma quale teoria è davvero la più solida? In questo articolo analizziamo tutte le ipotesi principali e spieghiamo perché l’ipotesi del Mar Nero rappresenta la soluzione più convincente.

Ipotesi Atlantico

La versione classica colloca Atlantide nell’oceano Atlantico, oltre lo stretto di Gibilterra. Pur coerente con il testo platonico, non sono mai emerse prove geologiche o archeologiche di un’isola scomparsa in tempi storici. Una suggestione affascinante, ma priva di basi concrete.

Ipotesi Santorini

L’eruzione di Thera (1600 a.C.) devastò i Minoici. Alcuni collegano l’evento ad Atlantide: società avanzata, distrutta da cataclisma. Tuttavia, la datazione è troppo recente e la scala del disastro non coincide con la narrazione di Platone. Possibile ispirazione, non identità.

Ipotesi Spagna

Nei pressi di Cadice, nell’area paludosa di Doñana, alcuni studiosi hanno individuato strutture sommerse semicircolari. Interessanti, ma prive di collegamenti a una civiltà superiore. La teoria resta suggestiva ma incompleta.

Ipotesi Sardegna

I sostenitori della Sardegna vedono nella civiltà nuragica un’Atlantide mediterranea. Ma i Nuragici sono troppo tardi (dal 1800 a.C.) e Platone parla di un’isola immensa, più grande di Libia e Asia Minore messe insieme. Una forzatura storica.

Ipotesi Mauritania

La struttura di Richat, in Mauritania, vista dal satellite ricorda la capitale circolare di Atlantide. Ma il Sahara è desertico da milioni di anni e non ci sono tracce di mare recente. Ipotesi suggestiva, ma geologicamente insostenibile.

Ipotesi Mar Nero

L’ipotesi del Mar Nero si fonda su un evento reale: l’inondazione del Bosforo (5600 a.C.), che trasformò il lago in mare, sommergendo vaste pianure fertili. Al centro dell’antico delta del Danubio è visibile ancora oggi una pianura semicircolare, compatibile con la capitale descritta da Platone. Questa teoria collega direttamente:

  • Il Diluvio universale della Bibbia (Noè, Utnapishtim, Gilgamesh).
  • I miti caucasici e sumeri, nati dopo la dispersione delle popolazioni.
  • Il racconto di Platone, reinterpretato in chiave greca.

Non servono isole lontane o deserti improbabili: Atlantide potrebbe essere sempre stata lì, sotto le acque del Mar Nero, culla di una civiltà perduta che ha lasciato un segno indelebile nella memoria dell’umanità.

Conclusioni

Confrontando tutte le ipotesi, emerge chiaramente che l’ipotesi del Mar Nero è la più forte. Essa non solo spiega il mito di Atlantide, ma unisce in un unico quadro coerente Platone, la Bibbia, l’epopea di Gilgamesh e le tradizioni armene. Il passo successivo è l’esplorazione sistematica dei fondali del Mar Nero: solo lì potremo trovare le prove concrete che trasformerebbero un mito millenario in storia.

Continua a seguirci su Libertaeazione.it per altre indagini e approfondimenti su Atlantide, l’Eden e le civiltà sommerse.

Platone e il mito di Atlantide

Il racconto di Atlantide nasce dai dialoghi Timeo e Crizia di Platone. Egli descrive una potenza navale e militare straordinaria, che aveva sede in una grande isola “più vasta della Libia e dell’Asia Minore messe insieme”. La capitale era strutturata in cerchi concentrici di terra e canali, un’immagine che ha affascinato generazioni di studiosi. Atlantide possedeva ricchezze immense: metalli rari, animali, cibo in abbondanza e un’organizzazione sociale sofisticata. Tuttavia, secondo Platone, un cataclisma improvviso la inghiottì nelle profondità del mare in una sola notte e un solo giorno.

Le fonti di Platone, secondo quanto riferito, provenivano dall’Egitto: sacerdoti di Sais avrebbero tramandato la memoria di un’antica civiltà distrutta dalle acque. La domanda resta: Platone riportava un mito simbolico o la memoria storica di un evento realmente accaduto?

Ipotesi Atlantico

L’interpretazione classica colloca Atlantide nell’oceano Atlantico, oltre lo stretto di Gibilterra, identificato come le Colonne d’Ercole. Questa lettura sembra fedele al testo platonico, ma manca di supporto geologico: non ci sono prove di un’isola di dimensioni così vaste scomparsa in epoca storica. L’Atlantico è immenso e profondo, e nessuna spedizione ha mai trovato resti coerenti con la descrizione. L’ipotesi rimane suggestiva, ma priva di conferme concrete.

Ipotesi Santorini

L’eruzione minoica di Thera (Santorini), avvenuta intorno al 1600 a.C., devastò una civiltà avanzata, generando maremoti ed effetti catastrofici in tutto l’Egeo. Alcuni studiosi vi vedono il modello di Atlantide: un popolo potente, una capitale prospera, spazzati via da un disastro naturale. Tuttavia, la datazione è troppo recente rispetto ai millenni indicati da Platone, e la scala della catastrofe non combacia. L’ipotesi resta plausibile come fonte d’ispirazione, ma non come identità reale di Atlantide.

Ipotesi Spagna

Nelle paludi di Doñana, vicino a Cadice, ricerche geofisiche hanno individuato resti sommersi di forme circolari, compatibili con una città pianificata. Alcuni ipotizzano che si tratti di Atlantide. La posizione è interessante, poiché vicina allo stretto di Gibilterra, ma non esistono prove che quella fosse una civiltà superiore, dotata di tecnologia e ricchezza come descritto da Platone. È più probabile che si tratti di insediamenti fenici o tartessici, successivi di millenni.

Ipotesi Sardegna

La teoria sarda identifica Atlantide con la civiltà nuragica. I nuraghi e le strutture megalitiche sembrano dare corpo a un popolo antico e misterioso. Tuttavia, la cronologia è incompatibile: i nuragici fioriscono intorno al 1800 a.C., troppo tardi rispetto a Platone, e l’isola non può essere “più grande della Libia e dell’Asia Minore”. Questa teoria nasce da suggestioni locali più che da prove storiche.

Ipotesi Mauritania

La struttura di Richat, nel deserto della Mauritania, vista dall’alto, ha una forma circolare che ricorda la capitale di Atlantide descritta da Platone. Ma geologicamente la formazione è antichissima e naturale, e il Sahara non era un mare negli ultimi millenni. Non ci sono resti archeologici che giustifichino un’interpretazione come Atlantide. Rimane un’ipotesi affascinante, ma priva di fondamento scientifico.

Ipotesi Mar Nero

L’ipotesi del Mar Nero si distingue per la sua forza e coerenza. Diversamente dalle altre teorie, essa si fonda su un evento reale e databile: l’inondazione del Bosforo, avvenuta intorno al 5600 a.C. Prima di allora il Mar Nero era un grande lago d’acqua dolce. Quando le acque del Mediterraneo ruppero lo stretto, inondarono rapidamente l’intera area, sommergendo pianure fertili abitate da popolazioni neolitiche.

Questa catastrofe geologica coincide con i racconti del Diluvio universale: la Bibbia (Noè), l’epopea di Gilgamesh (Utnapishtim) e le tradizioni armene e caucasiche sembrano riferirsi allo stesso evento. Le popolazioni sopravvissute si dispersero: alcune verso Anatolia e Mesopotamia, altre verso il Caucaso e l’Armenia. Così nacquero i miti che, secoli dopo, furono rielaborati dai Sumeri e infine confluirono nella Bibbia.

Al centro dell’antico delta del Danubio, oggi sommerso, è visibile una pianura semicircolare che ricorda la capitale circolare di Atlantide descritta da Platone. È plausibile che proprio qui sorgesse una città madre, cuore politico e religioso di una civiltà avanzata, distrutta dalle acque. Platone, attraverso tradizioni arrivate dall’Egitto, potrebbe aver raccontato in forma mitica ciò che un tempo avvenne nel Mar Nero.

Questa teoria ha il vantaggio di collegare in un unico quadro coerente Platone, la Bibbia, i miti mesopotamici e caucasici. Atlantide non sarebbe quindi un’isola atlantica irraggiungibile, ma una città reale, sommersa nel Mar Nero, culla di una civiltà che gettò le basi delle culture mediterranee e mediorientali.

Nuove scoperte in Sicilia: Atlantide nel Mediterraneo?

Recentemente, una ricerca batimetrica condotta al largo di Portopalo di Capo Passero, in Sicilia, ha acceso nuove speranze e acceso un acceso dibattito sulla possibilità che Atlantide non si trovasse nel Mar Nero, ma nel cuore del Mediterraneo. Secondo i dati dell’EMODnet, riportati da Marinecue, a circa 40 km dalla costa è stata individuata una struttura sommersa lunga circa 17 km e larga oltre 4, con una disposizione che ricorda canali, quartieri e perfino un porto.

L’ingegnere André Chaisson ha ipotizzato che possa trattarsi di Telepylos, la città dei giganti Lestrigoni citata nell’Odissea. Secondo la sua teoria, durante l’ultima era glaciale questa zona sarebbe stata emersa, per poi venire sommersa circa 10.000 anni fa a causa dell’innalzamento del livello marino. Le dimensioni e la geometria osservata parrebbero compatibili con una pianificazione urbana avanzata.

Tuttavia, molti studiosi invitano alla cautela. Come sottolineato da Geopop, la profondità attuale di 250 metri non coincide con le variazioni del livello del mare note (massimo 130 metri). Inoltre, non ci sono prove dell’esistenza di civiltà mediterranee in grado di costruire città così complesse in quell’epoca. È quindi possibile che si tratti di artefatti cartografici o errori nei dati batimetrici.

Nonostante lo scetticismo, sono già state annunciate spedizioni di verifica per indagare direttamente i fondali. Se confermata, questa scoperta potrebbe ridefinire non solo la leggenda di Atlantide, ma anche la storia delle antiche civiltà del Mediterraneo.

Fonte: Marinecue