Alle origini della camorra: storia, mito e realtà

Introduzione – Quando nasce la camorra?

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Nel percorso che ci ha portato a esplorare le mafie italiane attraverso 29 capitoli, abbiamo toccato temi cruciali come la trasformazione della mafia siciliana, il potere dei colletti bianchi e le guerre invisibili tra lobby globali e mafie territoriali. Tuttavia, una parte fondamentale del fenomeno criminale italiano merita un’analisi dedicata: la camorra. Questo nuovo ciclo di approfondimento si apre con uno sguardo alle radici storiche e sociali di una delle più antiche organizzazioni criminali al mondo. A differenza della mafia siciliana e della ‘ndrangheta, la camorra non nasce come entità rurale, ma come fenomeno urbano, profondamente intrecciato con la storia di Napoli.

Partiremo da lontano: da quando il termine “camorra” fa la sua prima comparsa nei documenti, fino alla formazione delle prime bande organizzate nei vicoli e nelle carceri del Regno di Napoli. Analizzeremo i legami tra criminalità e potere, tra riforme mancate e sacche di emarginazione, che hanno permesso alla camorra di prosperare nei secoli. Vedremo come, già nel XVIII secolo, esistessero camorristi con ruoli pubblici non ufficiali, veri “signori del quartiere” in grado di amministrare giustizia, riscattare debiti, garantire protezione.

Nel corso di questo articolo affronteremo:

  • l’origine etimologica e documentale del termine camorra,
  • la struttura delle prime bande camorristiche urbane,
  • l’organizzazione della “Bella Società Riformata” e i suoi riti,
  • l’emergere del potere criminale nel Regno borbonico,
  • il rapporto con lo Stato e la crisi dell’Unità d’Italia.

Al termine di questo primo approfondimento sulla storia camorristica, inizieremo a vedere come la camorra moderna sia solo l’ultima mutazione di un sistema criminale che affonda le sue radici nella storia stessa della città. E proprio per questo, affrontarlo oggi richiede anche una profonda comprensione del suo passato.

Continua a seguirci su Libertà e Azione per altri approfondimenti come “Il secolo di Cutolo: ideologia, carcere e guerra per il potere“.

1. L’origine della parola “camorra” e la sua comparsa storica

Il termine “camorra” è tra i più antichi nel lessico della criminalità italiana, e la sua etimologia resta ancora oggi oggetto di dibattito tra storici e linguisti. Le prime attestazioni documentate risalgono al 1735, in atti giudiziari del Regno di Napoli. In quel periodo, il termine veniva usato per designare una tassa illecita imposta dai capibanda locali per permettere lo svolgimento di attività economiche, in particolare il gioco d’azzardo nei bassifondi cittadini. La parola indicava quindi fin da subito una forma di sopruso sistemico, imposto da soggetti che si arrogavano un’autorità sul territorio senza alcun riconoscimento legale.

Alcuni studiosi fanno risalire l’etimologia della parola a “c’a morra”, espressione napoletana che indicava un gioco di strada molto diffuso, simile alla morra sarda, ma spesso teatro di scommesse, litigi e violenze. Altri ipotizzano un’origine più colta, legata alla parola spagnola “camorra”, che in certi contesti indicava rissa, confusione o contesa. Esistono anche teorie che vedono un collegamento con la società segreta pisano-sarda dei “gamurrini”, attiva tra Medioevo e Rinascimento, forse migrata e trapiantata nei quartieri popolari di Napoli.

Indipendentemente dalla sua origine etimologica, ciò che colpisce è la rapidità con cui la camorra assume un’identità riconoscibile e pervasiva nella vita urbana partenopea. Già nella seconda metà del Settecento, le autorità borboniche segnalano la presenza di gruppi organizzati nei quartieri popolari, capaci di amministrare illegalmente la giustizia, riscuotere il pizzo, decidere arbitrati tra cittadini e proteggere i commercianti in cambio di favori. Un potere parallelo a quello ufficiale, ma spesso più rapido, più capillare e persino più efficace.

Questa precoce struttura di potere criminale nasce dunque non nel vuoto, ma come risposta al vuoto: un sistema di supplenza alla legalità, capace di inserirsi nei margini dell’ordine istituzionale. Nella prossima sezione analizzeremo come questi gruppi abbiano cominciato a strutturarsi in bande con ruoli, gerarchie e codici non scritti.

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