Views: 1

Introduzione – Il potere senza volto: dentro la zona grigia

Nel precedente capitolo abbiamo esplorato la struttura della Commissione, il vertice di comando di Cosa Nostra, e la sua evoluzione nel tempo fino a divenire una rete decentralizzata ma sempre influente. Adesso ci addentriamo in una dimensione ancora più complessa e inquietante: la zona grigia. Qui la mafia non si presenta più con il volto del latitante o del killer, ma con il sorriso del professionista, l’autorevolezza dell’imprenditore o la penna dell’alto burocrate. È lo spazio in cui legalità e illegalità si intrecciano in modo subdolo, invisibile e sistemico.

Il Capitolo 15 svela come Cosa Nostra abbia imparato a prosperare senza sparare un colpo, insinuandosi tra le maglie del potere pubblico e privato, sfruttando complicità e convergenze d’interesse. Dalla finanza ai cantieri, dalle consulenze agli appalti, il crimine organizzato costruisce alleanze con chi dovrebbe combatterlo. In questo scenario, i confini tra Stato e anti-Stato si fanno labili, sfumati, appunto “grigi”.

In questo articolo, capitolo dopo capitolo, esamineremo gli attori di questo teatro dell’ambiguità: notai, ingegneri, politici, dirigenti pubblici, commercialisti, tutti apparentemente integri ma parte attiva di un sistema che normalizza l’illegalità. Mostreremo come la mafia sia capace di influenzare decisioni pubbliche, orientare politiche industriali e spartirsi risorse statali attraverso il potere dell’invisibilità. È qui che si gioca la partita più pericolosa: quella dell’accettazione sociale e della legittimazione del potere mafioso.

Cosa scoprirai in questo articolo?

  • Cos’è realmente la zona grigia e perché è oggi la minaccia più pervasiva.
  • Chi sono i professionisti che agiscono da facilitatori del potere mafioso.
  • Come la mafia si muove tra appalti, consulenze e decisioni politiche.
  • Perché la violenza non è più necessaria quando il potere è già infiltrato.
  • In che modo lo Stato collabora, anche inconsapevolmente, con le logiche mafiose.

Parleremo di compromessi silenziosi, di patti non scritti, di collusioni intoccabili. Il prossimo capitolo ci porterà ancora più in profondità, analizzando le relazioni tra mafia e finanza globale.

Continua a seguirci su Libertà e Azione per altri approfondimenti come “Mafia e finanza“.

15.1 – La zona grigia: definizione e ambito

Il concetto di “zona grigia” è uno dei più cruciali e al tempo stesso sfuggenti per comprendere l’evoluzione della mafia nel XXI secolo. Esso rappresenta quel territorio indefinito in cui legalità e illegalità si toccano, si confondono, si mimetizzano. Non è un semplice spazio di complicità, ma una vera e propria strategia strutturale con cui le organizzazioni mafiose si rendono sistemiche. Nella zona grigia, la mafia non si limita a corrompere o a infiltrarsi: essa si fonde con le istituzioni, con l’economia legale, con le professioni rispettabili.

Nel passato, l’immaginario collettivo era abituato a riconoscere il mafioso dalla lupara, dalla minaccia esplicita, dalla violenza fisica. Ma oggi il volto della mafia può essere quello di un manager, di un avvocato, di un funzionario pubblico. Non si tratta più solo di paura, ma di convenienza. La zona grigia è lo spazio dove il tornaconto personale prevale sull’etica, dove la prossimità al potere conta più della legalità. È qui che si gioca la partita più sofisticata e pericolosa: quella della legittimazione sociale della mafia.

Questo concetto si applica in maniera trasversale: nella gestione degli appalti, nella spartizione delle risorse pubbliche, nella regolazione del mercato del lavoro, nella progettazione urbanistica. In questi ambiti, la mafia non impone, ma propone, trovando interlocutori disposti ad accettare il compromesso. La zona grigia è dunque l’anello mancante tra criminalità e governance, tra violenza e consenso, tra bisogno e controllo. Comprenderla è il primo passo per smascherarla.

Fonti: Libera – La zona grigia, Treccani – Zona grigia

15.2 – I professionisti dell’ombra

Nella zona grigia agiscono soggetti che non appartengono formalmente all’organizzazione mafiosa, ma ne condividono gli obiettivi per tornaconto personale. Questi sono i cosiddetti “professionisti dell’ombra”: avvocati, notai, commercialisti, ingegneri, medici, funzionari pubblici. Non brandiscono armi né pronunciano minacce, ma mettono a disposizione competenze tecniche, reti relazionali e legittimazione sociale. Senza di loro, la mafia moderna non potrebbe operare né reinvestire i propri capitali nel circuito economico legale.

Il valore di questi professionisti sta nel loro doppio ruolo: da una parte si muovono nell’alveo della legalità, dall’altra forniscono strumenti e coperture all’attività criminale. Possono facilitare operazioni immobiliari fittizie, schermare società, falsificare bilanci, pilotare gare pubbliche. La loro funzione non è quella di nascondere, ma di normalizzare: fanno apparire le operazioni mafiose come eventi ordinari, privi di sospetto.

Il rapporto tra mafia e professionisti dell’ombra non è episodico, ma stabile e strutturato. In molti casi, questi soggetti sono pienamente consapevoli del sistema in cui operano; in altri, si rifugiano nell’ambiguità o nella convenienza economica. Tuttavia, la loro responsabilità resta enorme: sono loro a rendere possibile l’integrazione tra economia legale e capitale criminale.

Inoltre, godendo di prestigio e credibilità, riescono a ridurre la percezione del pericolo. Contribuiscono così alla legittimazione sociale del potere mafioso, rendendolo accettabile, perfino utile. È questo il cuore della zona grigia: quando il crimine si veste da competenza.

Fonti: Avviso Pubblico – Zona Grigia, Libera

15.3 – Appalti, consulenze, favoritismi

Nel cuore della zona grigia si colloca uno dei meccanismi più potenti e delicati: quello degli appalti pubblici, delle consulenze e delle reti di favoritismi. Le mafie moderne, ormai distanti dal modello violento e clamoroso del passato, trovano proprio in questi ambiti l’ambiente ideale per infiltrarsi, manipolare, guadagnare. L’appalto pubblico, in particolare, rappresenta una porta d’accesso privilegiata: un’occasione per riciclare denaro, posizionare imprese amiche, ottenere visibilità e consenso nei territori. Spesso, però, la chiave per aprire questa porta non è più la minaccia, ma la connivenza con professionisti, dirigenti e politici.

I meccanismi di affidamento vengono piegati attraverso la manipolazione delle gare, l’utilizzo di clausole ad hoc, l’inserimento di imprese controllate da prestanome, la creazione di cartelli che falsano la concorrenza. A ciò si aggiungono le cosiddette “consulenze d’oro”: incarichi formalmente regolari, ma assegnati in modo clientelare a soggetti che fanno parte o orbitano intorno a circuiti mafiosi. In questo contesto, la mafia assume un volto apparentemente legale, costruendo una rete economica capillare che si nutre delle risorse pubbliche come un parassita silenzioso.

I favoritismi non si fermano agli appalti: coinvolgono promozioni, assegnazioni di incarichi, trasferimenti di personale. Vengono premiate la fedeltà, l’obbedienza, la disponibilità al silenzio. Tutto ciò alimenta un sistema chiuso, autoreferenziale, che penalizza la trasparenza e soffoca ogni tentativo di riforma. La legalità formale è rispettata, quella sostanziale viene sistematicamente aggirata. È proprio in questa apparente normalità che risiede la pericolosità della zona grigia.

Fonti: Avviso Pubblico – Mafie negli appalti, Libera – Appalti e infiltrazioni

15.4 – Il potere senza pistole

Il potere mafioso non si manifesta più soltanto attraverso la violenza armata. Nella modernità, l’egemonia criminale si costruisce anche – e soprattutto – senza ricorrere alle pistole. Il controllo del territorio e delle istituzioni avviene attraverso il consenso, l’infiltrazione, la gestione silenziosa delle leve economiche e sociali. Questo potere “senza pistole” si insinua nei gangli dello Stato, si mimetizza dietro comportamenti apparentemente legittimi, si rafforza nella capacità di influenzare senza esporsi. È una forza discreta, ma devastante, che trasforma la democrazia in un simulacro e il diritto in uno strumento piegato agli interessi di pochi.

Le organizzazioni mafiose, una volta strutturate attorno alla forza militare, oggi preferiscono affidarsi al potere persuasivo, all’intelligenza strategica, alla costruzione di reti sociali. Il mafioso moderno può essere un imprenditore, un funzionario, un opinion leader. Non ha bisogno di imporsi con la paura se può ottenere lo stesso risultato con l’influenza. Si guadagna rispetto perché è capace di “fare le cose”, perché risolve problemi, perché distribuisce risorse. È un broker di interessi, un negoziatore occulto che si muove tra il lecito e l’illecito con disinvoltura.

Questa metamorfosi rende più difficile l’individuazione e il contrasto del fenomeno mafioso. I magistrati devono inseguire flussi di denaro invece che intercettare ordini di omicidio. I giornalisti devono smascherare retoriche persuasive invece che denunciare azioni brutali. La società deve imparare a riconoscere che il vero pericolo non è sempre chi spara, ma chi orienta la realtà dall’ombra. Il potere senza pistole è quello più insidioso perché si veste da normalità e, proprio per questo, diventa strutturale.

Fonti: Libera – Mafie e consenso, Avviso Pubblico – Il potere senza pistole

15.5 – Complicità istituzionali e silenzi operativi

La forza della zona grigia non sta solo nell’ambiguità dei suoi confini, ma anche nella colpevole complicità delle istituzioni e nei silenzi operativi che lasciano spazio all’infiltrazione mafiosa. Non si tratta di episodi sporadici, ma di una rete strutturale di omissioni, protezioni, e coperture che rendono permeabili interi settori della pubblica amministrazione, della politica e delle forze dell’ordine. Le mafie moderne prosperano laddove le istituzioni sono deboli o compiacenti, dove il rispetto formale delle regole copre un sistematico aggiramento delle stesse.

La complicità può assumere molte forme. Talvolta è attiva: funzionari che manipolano appalti, politici che concedono favori in cambio di voti, ufficiali che insabbiano indagini scomode. Altre volte è passiva: chi vede e tace, chi sa ma non agisce, chi preferisce la quiete alla giustizia. In entrambi i casi, il risultato è un patto non scritto tra pezzi dello Stato e poteri criminali, un’alleanza che mina alla base la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche.

Il silenzio, in particolare, è una delle armi più pericolose. Il silenzio degli archivi, dove fascicoli cruciali vengono dimenticati. Il silenzio delle dichiarazioni ufficiali, dove le parole sono scelte per non disturbare. Il silenzio dei media, dove certe notizie non passano o vengono minimizzate. Questo silenzio non è assenza di rumore: è una scelta, una strategia. È il modo con cui si protegge un sistema che non ha interesse a cambiare. È, in definitiva, una forma sofisticata di complicità.

Fonti: Libera – Zona grigia, Avviso Pubblico – Complicità istituzionali

Conclusione – Verso i colletti bianchi

La zona grigia è lo spazio dove la mafia non ha bisogno di dichiararsi: basta che venga tollerata, accettata, normalizzata. In questo capitolo abbiamo analizzato come questo spazio venga costruito giorno dopo giorno attraverso il consenso, la neutralità apparente, le connivenze che sfuggono alle cronache ma incidono profondamente sulla realtà. È un territorio culturale e politico dove la legalità si deforma, dove le parole perdono significato e la giustizia diventa un’opzione tra le altre, e non più un dovere.

Il prossimo passo in questo viaggio dentro le strutture profonde del potere mafioso ci porta nel cuore dell’élite economica e professionale: i colletti bianchi. Figure rispettabili, insospettabili, spesso osannate nei salotti dell’opinione pubblica e nei talk show, ma che in molti casi rappresentano l’interfaccia più raffinata, e quindi più pericolosa, della criminalità organizzata. I colletti bianchi sono gli ingegneri del consenso, gli architetti dell’impunità, gli strateghi dell’invisibilità.

Nel Capitolo 16 approfondiremo il ruolo strategico di questi soggetti: consulenti, avvocati, commercialisti, manager e persino giudici che, consciamente o meno, si fanno strumenti di un sistema in cui il profitto e il potere contano più della legge e della giustizia. Vedremo come si costruisce una complicità sofisticata, capace di resistere a indagini, processi e sentenze.

Continua a seguirci su Libertà e Azione per altri approfondimenti come I colletti bianchi.